Articolo aggiornato giorno 8 Marzo 2016
Capita a volte, a chi scrive. Ammirando uno scrittore o una scrittrice, si scrive una lettera (o una mail, ai nostri tempi) per chiedere consigli, magari con qualche racconto o poesia, per avere un parere. A volte si riceve una risposta, a volte, spesso anzi, no. Lo fece anche, all’inizio del Novecento, un allievo di un’accademia miliare con velleità artistiche, tale Franz Xaver Kappus, che decise di rivolgersi al poeta Rainer Maria Rilke, sperando di ottenere risposta.
Franz scrisse a Rilke inviando alcuni suoi componimenti poetici e accludendo una lettera in cui spiegava il perché intendesse diventare poeta, cercando una parola di fiducia, un qualcosa da parte del poeta già affermato che lo spingesse ad andare avanti. Rilke non solo ricevette quella missiva ma rispose con alcune lettere al giovane.
Questi componimenti fanno parte del libro Lettere a un giovane poeta, un piccolo curpus letterario in cui Rilke parla al suo amico di penna non tanto e non solo del lavoro che ha ricevuto, ma in generale su cosa significhi decidere di scrivere, di essere poeta e cosa comporta tale scelta. Rilke in queste lettere fa comprendere al suo interlocutore che scrivere è una cosa seria, difficile, bellissima e al contempo tormentata, che scrivere a volte pare impossibile e che non sempre si trovano parole adatte per esprimere un’emozione.
Rilke scrive insomma delle gioie e dei dolori di essere scrittore, poeta, artista in generale, la maggior parte delle volte incompreso, spesso emarginato, un’emarginazione che lo stesso poeta spesso sceglie per capire se stesso e trarre nuova linfa vitale per la sua arte. In queste lettere Rilke condensa ciò che vuole dire la scrittura in generale, un piccolo vademecum che va oltre la corrispondenza con Franz. Le lettere furono poi raccolte e pubblicate sotto forma di libretto nel 1929. Da leggere.
[alert type=”black”]Lettere a un giovane poeta Libro[/alert]
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