Articolo aggiornato giorno 13 Giugno 2024
Neanche l’inferno risponde è un libro di Giorgio Ronco uscito quest’anno, edito dalla casa editrice Giovane Holden Edizioni.
L’autore, originario di Vicenza, vive da molti anni a Pordenone. Dopo la laurea in Sociologia, e una lunga carriera nella comunicazione, ha gestito per quasi dieci anni il Centro Ascolto del suo quartiere, facendo un’importante esperienza nell’ambito della marginalità sociale. Una realtà che ha costituito un’importante fonte di ispirazione della serie poliziesca di esordio, quattro romanzi pubblicati tra il 2013 e il 2017, ambientati nella provincia del nordest.
Dopo una lunga gestazione, ecco ora il suo ultimo lavoro, Neanche l’inferno risponde. Una storia criminale sull’immigrazione, progetto del tutto nuovo rispetto alla precedente serie.
Neanche l’inferno risponde: la recensione
Neanche l’inferno risponde è una storia che cerca di immaginare cosa potrebbe accadere nel caso di un fatale conflitto tra due contrapposti istinti di sopravvivenza. Quello degli individui in fuga da guerre, persecuzioni e carestie, ma soprattutto da una condizione di vita stabilmente ancorata alla miseria e al degrado. E quello degli Stati e delle Comunità internazionali, il cui superficiale impegno nella gestione del fenomeno migratorio potrebbe alla fine rendere impossibile trovare una sintesi fra i valori etici cui quegli Stati si ispirano, e le loro stesse esigenze di sopravvivenza.
Si tratta di una storia puramente ipotetica, perché fondata sull’esasperazione della realtà.Ed è solo una delle storie possibili, perché quel conflitto potrebbe avere anche altri sbocchi. Cento volte peggiori.
Allarmata da un’immigrazione sempre più caotica e inarrestabile, ma soprattutto dalla palese impotenza delle istituzioni, un’organizzazione segreta si impossessa di un piccolo naviglio da guerra e addestra un gruppo di sbandati ai comandi di un ex ufficiale di marina, con l’obiettivo di affondare i barconi dei migranti in rotta verso l’Italia. Le regole d’ingaggio sono chiare: un affondamento ogni notte, finché gli sbarchi non cesseranno. Nome in codice: Orca Blu. Un’operazione criminosa che metterà in subbuglio il mondo intero e contro cui la comunità internazionale si unirà in un’agguerrita crociata. Ma in realtà segretamente protetta dagli stessi stati chiamati a combatterla.
Malgrado l’innegabile durezza della storia, in realtà l’ultimo romanzo di Ronco rivela nella narrazione un taglio molto più riflessivo – a volte perfino introspettivo – che cruento. Ciò è dovuto per un verso alla scelta di raccontare parte degli affondamenti tramite articoli del Corriere, commentati dalla varia umanità che gravita intorno all’Alto Campo, una vecchia birreria sopra il porto di Genova. Dall’altro è legato alla centralità che nel racconto vengono ad assumere i personaggi, con i loro percorsi, motivazioni e conflitti interiori.
Sei uomini e una donna, gente di mare e di bettola, che nel tentativo di sottrarsi a un’impietosa deriva esistenziale accetteranno di aderire a quella scellerata impresa. C’è chi lo farà per una sorta di dovere, o per seguire il destino. Chi per i soldi, tanti. Ma lo faranno oppressi dai sensi di colpa, e la coscienza di non poter più tornare indietro.
Un thriller diverso dal solito, questo di Giorgio Ronco, che va controcorrente sullo scottante terreno dell’immigrazione. E lo fa mettendo a nudo i limiti e le reticenze della narrativa ufficiale sull’argomento. Un thriller duro e disperato, che non si esaurisce in un’avvincente lettura, ma lascia spazio alla riflessione.
Un romanzo di grande attualità per amanti delle storie a tinte forti.
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