Articolo aggiornato giorno 23 Maggio 2024
L’esecutore di Ariel Magnus è un libro edito quest’anno da Guanda nella collana Narratori della Fenice. Ha 256 pagine e si può trovare cartaceo o ebook.
L’esecutore: la recensione
Ricardo Klement per chi ha seguito le vicende dei nazisti dopo la fine della seconda guerra mondiale non è un nome qualsiasi. È il nome sotto cui si nascose uno dei più temibili esecutori di Hitler, l’SS Adolf Heichmann, che non arrivò mai al tribunale di Norimberga. Trovò invece rifugio nell’Argentina di Peron, prima da solo e qualche anno dopo anche con moglie e figli.
L’esecutore di Ariel Magnus racconta la vita di quest’uomo sfuggito ad una prima condanna per l’appunto quella del Tribunale di Norimberga ma che non sfuggirà alla sua sorte. Anche se in Argentina fino al 1960 riesce a passare inosservato agli occhi della popolazione, anche se si è inventato una nuova vita, una cosa non è cambiata per lui, né cambierà mai: la certezza di aver fatto la cosa giusta, perché ha solamente secondo lui obbedito agli ordini dei suoi superiori.
L’esecutore di Ariel Magnus racconta Eichmann in Argentina, probabilmente convinto di averla ormai fatta franca, anche se secondo la sua coscienza è colpevole solo di aver obbedito agli ordini, mentre, come tutti, poteva disobbedire, evitare che milioni di ebrei morissero nei lager. Di fatto Adolf Eichmann fu il principale responsabile per la messa a punto di quella passata tristemente alla storia come la “soluzione finale” della questione ebraica, prima segregando gli ebrei nei ghetti, poi costruendo i campi di concentramento dove 6 milioni di vittime ebree più zingari, oppositori politici, omosessuali, morirono per fame, freddo, torture.
Fu proprio L’esecutore di Ariel Magnus, quello che esternamente in Argentina pareva l’innocuo Ricardo Klement, a fare carriera grazie alla messa a punto della macchina della morte dei lager.
Quello che Eichmann non sa, in Argentina, è che da tempo viene tenuto sotto controllo, anche se non se n’è mai accorto né ha avuto sospetti. A cercare il momento giusto per catturarlo è il Mossad, il servizio segreto israeliano, che nel 1960 riesce nell’impresa. Ne scaturirà il processo mediatico a Gerusalemme nascerà da cui il libro di Hannah Arendt “La banalità del male”, lei che aveva scritto del processo con la condanna a morte nel 1962 dell’ex nazista che non si pentì mai.
Il libro narra la vita di Eichmann qualche anno prima della cattura, raccontandoci anche il suo punto di vista.
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