Articolo aggiornato giorno 7 Marzo 2016
La leggenda del santo bevitore è un racconto del 1939 scritto da Joseph Roth, ma egli non lo vide pubblicato perché morì pochi mesi dopo la prima lettura di quest’opera, avvenuta nel salotto parigino di un amico.
Il protagonista di questa storia è Andreas, alcolizzato clochard (senzatetto) parigino che un bel giorno riceve da un anonimo benefattore la somma di duecento franchi. Andreas anche se è un vagabondo rimane pur sempre un uomo d’onore e non conoscendo l’uomo che vuole fargli questo dono e sapendo che difficilmente potrà restituire una tale cifra inizialmente rifiuta, ma lo sconosciuto insiste e lo convince dicendogli che è particolarmente devoto alla santa Thérèse de Lisieux e che quando Andreas vorrà saldare il suo debito potrà donarlo alla chiesa di Ste Marie des Batignolles, dove si trova una statuetta della santa.
Questo miracolo cambierà la vita di Andreas, dando luogo a tutta una serie di piccoli incredibili miracoli e pur avendo più di un’occasione per consegnare i soldi alla santa, il fortunato protagonista di quest’avventura posticiperà la consegna, cullandosi su questa serie di fortunati eventi. Quando sembrava ormai deciso, ossessionato da questo debito, arriva a vedere nel volto di una bambina la santa e a pregarla di accettare il suo pentimento, ma è un pentimento in extremis perché il troppo bere si fa sentire e ormai in punto di morte, in delirio, non riesce nemmeno più a parlare e portato in sacrestia riesce solo a toccare la giacca nel punto in cui ci sono i soldi. Andreas muore facendo quello che più gli piaceva, muore con il bicchiere in mano e lo lasciamo con la speranza che la sua ultima volontà sia capita e rispettata.
Joseph Roth termina questo racconto con l’augurio che a tutti loro bevitori sia concessa una morte così lieve e bella: Roth inserisce se stesso in questo augurio perché nel protagonista di questo racconto si può riscontrare l’autore stesso, che però non avrà la sorte che ha donato al povero Andreas e l’attacco di etilismo che lo colpisce gli sarà fatale solo dopo giorni di agonia in un letto d’ospedale. In queste poche pagine Roth fa coincidere la fantasia del racconto con la sua biografia, raccontando del suo lento suicidio con l’alcool e fa di questo racconto il miracolo che lo salva e lo rende eterno nella figura di Andreas.
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