Articolo aggiornato giorno 18 Maggio 2024
Accabadora di Michela Murgia edito da Einaudi e pubblicato il 20 Maggio 2014. Composto da 166 pagine.
Accabadora: la recensione
Siamo nella Sardegna di tanti anni fa, Maria, è una bambina che viene adottata per volere di sua madre, da una donna, Bonaria Urrai che diventerà la sua madre adottiva. Questa era una pratica di uso comune. Una donna indi, cioè una madre che abbia, magari diversi figli da sfamare, decide di affidare il proprio figlio a un’altra donna, riconoscendone, diritti e doveri. La donna prescelta, deve avere una vita economicamente agiata, come nel caso di Bonaria Urrai, o per lo meno, deve essere in grado di occuparsi di quel bambino che le viene affidato senza fargli mai mancare nulla.
Maria Listro è una bambina di 6 anni, la quarta figlia di una vedova che non può mantenerla, così decide di darla via ad un’altra donna. Una pratica che veniva utilizza comunemente nella Sardegna degli anni Cinquanta. Maria è una bambina sveglia e molto intelligente, ma ancora non riesce a comprendere bene come sia stata catapultata in una casa che non conosce con una donna al suo fianco che si prende cura di lei, avanti con l’età. Bonaria Urrai è una donna intransigente, dall’aria cupa, nonostante ciò si prende cura trattando Maria molto bene. Con lei è sempre gentile e disponibile. Si preoccupa di farla studiare e soprattutto, cerca in tutti i modi di farla ambientare nella sua nuova grande casa, che adesso torna a vivere grazie alla presenza di Maria.
Bonaria è una sarta e Maria, impara anche a cucire. Nonostante l’allontanamento dalla sua famiglia, la bambina va spesso a trovare la madre e le sorelle. Non ha molti amici, tranne per il giovane Andria, con il quale condivide un’amicizia infantile e giocosa, che nonostante le volontà future di lui, rimarrà sempre tale.
Una notte, però, accade qualcosa di strano. Maria si accorge che in casa non c’è Bonaria. Qualcuno è venuto a prenderla. La donna ritorna solo la mattina seguente senza fornire a Maria nessuna spiegazione.
Questo è un episodio che risale a quando Maria era ancora una bambina piccola, ed è per questo che se ne dimentica, anche perché non si è più ripetuto. Ma un fatto sconvolgerà l’intero paese e anche la protagonista, facendogli ricordare quell’episodio isolato accaduto nel periodo della sua infanzia.
Nicola è un ragazzo forte, pieno di vita che nutre una profonda rabbia. Per vendicarsi, di un affronto subito decide di appiccare il fuoco in una tenuta vicino, ma viene ferito da un colpo di fucile quando sta scappando. La conseguenza di quel gesto, sarà per il giovane la perdita dell’uso delle gambe che costringerà a stare a letto. Nicola non ha la forza di reagire, si sente perduto è ciò che desidera è abbracciare la morte.
Il ragazzo, è a conoscenza di qualcosa che riguarda Bonaria, solo Maria ancora non ha compreso. Bonaria è l’accabadora del paese. Lei è la donna che, di notte con indosso uno scialle nero, entra nella casa della famiglia che l’ha richiesta, e uccide il morituro, quando è egli stesso a chiederlo. Il Morituro è colui che in punto di morte o perché è molto malato, decide di non voler più vivere e per alleviare le sue sofferenze, chiama l’accabadora per farsi uccidere.
L’autrice Michela Murgia in questo romanzo ci immerge in una tematica conosciuta è difficile da comprendere come la morte, le cui sfaccettature molto spesso non sono prese in considerazione. Un tema oscuro, messo in risalto da tradizioni vere o inventate, (questo non si sa) il cui fascino rievoca comportamenti antichi. Ci permette di viaggiare con il pensiero ad una Sardegna degli anni Cinquanta, dagli usi comuni è non conosciuti, dalle pratiche eseguite cariche di superstizioni, piena di termini dialettali, di leggende e dai risvolti misteriosi che accomunano i protagonisti.
Accabadora, è il libro Vincitore del Premio Campiello nel 2010.
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