Articolo aggiornato giorno 1 Maggio 2016
Anna (2015) è il settimo romanzo del prolifico Niccolò Ammaniti, che ci aveva stregati tutti quanti con Branchie (1994) e Io non ho Paura (2001), da cui l’omonimo film di Gabriele Salvatores.
Anna di Niccolò Ammaniti:”La vita non ci appartiene, ci attraversa”
Anna è una ragazzina di tredici anni che, fino all’esplodere del virus denominato la Rossa, viveva con sua madre e il fratello minore Astor (dal famoso Astor Piazzola, di cui i genitori erano grandi appassionati), in una casa della campagna siciliana. Si erano trasferiti lì dopo qualche anno vissuto a Palermo, dove però la madre e il padre si erano progressivamente allontanati, ciascuno preso dalla proprio vita, fino alla scelta (condivisa fra i due) di trasferire Anna e Astor lontano dal caos cittadino… soli con la madre. La vita di Anna trascorre regolare e tranquilla nella grande casa immersa nella macchia sicula, fino all’arrivo dal Belgio della Rossa, un virus letale per gli adulti ma che risparmia, inspiegabilmente, i bambini, i quali diventano loro malgrado gli unici sopravvissuti in un mondo derelitto. Progressivamente le trasmissioni televisive cessano, l’energia elettrica non viene più erogata, le città si spopolano dei vivi e traboccano dei morti, e quello che è sempre stato dato per scontato diventa qualche cosa di lontano e superfluo, sopraffatto dalle nuove priorità.
Anna resta nella grande casa (il Podere del Gelso), anche dopo la morte della madre e si prende cura del fratellino Astor cercando di proteggerlo in ogni modo. E il modo più semplice è raccontargli che oltre il bosco di confine del Podere del Gelso, il Mondo non è più lo stesso e risulta popolato dai Mostri di Fumo, temibili giganti che ti mangiano in un sol boccone annunciati solo da un mefitico e dolciastro olezzo. La bambina si barcamena nella nuova quotidianità, allargando sempre più il raggio delle sue scorribande alla ricerca di cibo, e non mancando di ricordare com’era la vita prima dell’arrivo della Rossa. Tutto procede per il meglio, grazie anche al Libro delle Cose Importanti, che la madre le aveva scritto prima di morire, fino a quando Astor non scompare.
A quel punto Anna perde tutte le sue certezze e l’unico obiettivo della sua esistenza, a dispetto dell’istinto di autoconservazione, sarà ritrovare il fratellino, consapevole anche del fatto che presto la Rossa reclamerà anche lei. Anna ha infatti tredici anni, manca poco all’età adulta, e a quel punto le macchine rosse sul corpo saranno solo l’inizio di una lenta agonia.
Ammaniti ci regala ancora una volta un grande romanzo, profondamente segnato da una narrazione incalzante, ma soprattutto da quel punto di vista dei bambini che già in Io non ho Paura avevamo imparato ad apprezzare. Nonostante il mondo sia stato distrutto dal virus, il romanzo non è il solito post-apocalittico dove i sopravvissuti nella migliore delle ipotesi diventano degli assassini e nella peggiore dei cannibali. No, al contrario, tutto è letto attraverso gli occhi dei bambini, gli ultimi sopravvissuti, che si preoccupano di trovare la cioccolata fra i resti di un supermercato e non certo di uccidere i loro simili che, di tanto in tanto, incrociano per strada. Questa è forse la caratteristica più incredibile e intrigante del romanzo, l’ingenuità infantile che sopravvive nonostante tutto e che determina l’avvolgente atmosfera del romanzo, dove gli Smarties valgono più di un cellulare o di un Boeing 747.
- Il Battesimo del Fuoco di A. Sapkowski - 15 Aprile 2020
- Il Tempo della Guerra di A. Sapkowski - 13 Aprile 2020
- La Torre della Rondine di A. Sapkowski - 11 Aprile 2020