Zanna Bianca, assieme forse a Il Richiamo della Foresta, rappresenta uno dei testi più famosi di Jack London, pseudonimo di John Griffith Chaney London (1876-1916), fu un prolifico autore americano vissuto a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, morto a soli quarant’anni, che seppe raccogliere in una lunga lista di romanzi le pulsioni dell’epoca, dal senso di libertà e di sfida con la natura nel Profondo Nord, fino alle tensioni rivoluzionarie e socialiste, che già facevano da preludio alla Prima e poi alla Seconda Guerra Mondiale.
Zanna Bianca: la trama
Pubblicato nel 1906, Zanna Bianca racconta la storia di un cucciolo di lupo, anzi, di un meticcio che per tre quarti possiede sangue di lupo e per un quarto (da parte di sua madre, Kiche) possiede sangue di cane.
Questo romanzo non è però solo la narrazione “naturalistica” della nascita e della crescita del cucciolo Zanna Bianca, è anche un affresco dello Spirito dei Tempi (almeno dal punto di vista di London), dove l’uomo viene rappresentato come una sorta di Dio, che può plasmare la natura e la materia a suo piacimento, ma che tutto sommato viene alla fine sconfitto dalla potenza della Natura e del Grande Nord. Gli accampamenti indiani e i fortini dei bianchi sono solo delle isole artificiali, dove l’essere umano ritiene di essere al sicuro e di aver vinto la sua sfida contro la Natura, che però si riprende prepotentemente la rivincita non appena si abbassa la guardia.
In questo Mondo dominato da ghiaccio e gelo, Zanna Bianca viene messo al mondo da sua madre Kiche in una grotta e fin dai primi uggiolii impara a sue spese che la vita non regala nulla, che tutto deve essere conquistato, che ogni giorno di vita è un giorno strappato alla Morte. Le lezioni saranno numerose e, spesso, dolorose, e plasmeranno lo spirito libero di Zanna Bianca in maniera decisiva, almeno fino a un incontro che cambierà per sempre la sua vita, forse in maniera irreparabile.
Con questo romanzo, London ci regala una fotografia incredibile dei primi anni del ‘900 e di una crudeltà del vivere, che ci appare lontana anni luce rispetto alla nostra quotidianità, ma che alla fin fine non è poi così remota nel passato.
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