Articolo aggiornato giorno 6 Marzo 2016
Basta dire “Titanic” per evocare subito il più grande disastro navale accaduto nel Novecento, con migliaia di vite umane perse nell’Oceano. In questo libro, Walter Lord propone una sorta di ricostruzione di quanto avvenne in quella gelida notte dell’aprile 1912 partendo dalle interviste di quanti fortunatamente riuscirono a mettersi in salvo.
In particolare, il libro mostra come uno stesso evento possa essere percepito in maniera del tutto differente dalle persone. Furono interrogati diversi superstiti sul momento dello scontro del transatlantico con l’iceberg che provocò lo squarcio che fece affondare in breve tempo il Titanic. Le descrizioni differiscono tra loro così come diverse furono le reazioni dei passeggeri. Alcuni non si mossero, pensando che non fosse nulla di grave, altri chiesero, senza ottenerle, informazioni al personale di bordo, altri ancora, pochi in verità, si vestirono pronti per ogni evenienza.
Viene descritto il panico diffuso sulla nave quando finalmente i passeggeri furono messi al corrente di quanto accaduto. Chi stava nella terza classe cercava disperatamente una scialuppa, ma quando questi passeggeri, considerati “inferiori” giunsero sul ponte, non vi era più posto per loro, infatti il maggior numero di vittime si registrò proprio nella terza classe. I superstiti raccontano anche l’incredibile calma e dignità dell’orchestra. Ciò che è passato a volte come una leggenda in realtà è accaduto davvero. L’orchestra, anziché cercare di mettersi in salvo, continuò a suonare fino alla fine, anche se tra i sopravvissuti c’è discordanza nel ricordare quale fu la loro ultima canzone prima di affondare. Vero, sempre secondo le voci dei protagonisti, fu anche l’atteggiamento di molti uomini di prima classe, che affondarono nelle gelide acque al largo dell’isola di Terranova vestiti di tutto punto.
Il libro segue momento per momento il dramma, secondo la voce dei protagonisti, dall’affondamento del Titanic alla consapevolezza che tante vite erano andate perdute per sempre, solo perché a bordo non c’erano scialuppe a sufficienza e perché anche quelle disponibili furono riempite solo la metà o ancor meno. I superstiti raccontano anche della notte passata nel terrore di non essere trovati da nessun nave e del salvataggio, il mattino dopo, da parte del Carpathia.
Un testo da leggere per comprendere la tragedia del Titanic dalla voce di chi sopravvisse.
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