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Articolo aggiornato giorno 8 Luglio 2018
Fabio Cardone firma nel 2016 questo saggio divulgativo dal titolo La Futura Energia: dall’Atomica alle Reazioni Nucleari Ultrasoniche, edito da Di Renzo Editore.
La Futura Energia. Dall’Atomica alle Reazioni Nucleari Ultrasoniche: la recensione
Un argomento sulla bocca di tutti, ormai da qualche decennio, è quello dell’energia: come produrla, come usarla, come cercare di rispettare il Pianeta che ci ospita. E in questo ambito, il settore forse più controverso e foriero di sempre vive discussioni, anche fra la gente comune, è quello dell’energia nucleare.
Il libro di Fabio Cardone ripercorre storicamente il primato industriale italiano dal secondo dopoguerra in poi, ponendosi essenzialmente un quesito: il termine “boom economico” è stato coniato apposta per l’Italia e per l’impressionante balzo in avanti fatto nel secondo dopoguerra, nonostante fosse un Paese distrutto e sconfitto. Ebbene, se avessimo avuto a nostra disposizione anche il petrolio, cosa avremmo potuto fare?
Questa domanda però è destinata a restare senza risposta, al massimo demandata alla fantascienza, e a Cardone appare evidente che la questione di fondo sia un’altra. L’Italia, nonostante l’assenza di petrolio, è diventata la quinta potenza industriale del Pianeta, e forse proprio le crisi del 1973 e del 1979 hanno costretto il sistema Italia a concentrarsi su altre forme di energia, fra cui quella nucleare.
Siamo tutti a conoscenza del fatto che con un paio di Referendum il Popolo italiano si è chiaramente dichiarato contro il nucleare, ma è altrettanto vero che i programmi di ricerca del CNR (Centro Nazionale Ricerche), hanno sempre puntato a forme di nucleare “pulito” e sostenibile, completamente diverso da quello che abbiamo tutti impresso nella memoria e che ha prodotto la catastrofe Chernobyl.
Cardone affronta allora la questione delle cosiddette LERN (Low Energy Nuclear Reactions), e dei brevetti conseguiti dal CNR, al punto che una Commissione del Governo Statunitense nominata ad hoc, pone l’Italia (assieme al Giappone) quale leader mondiale in questo campo. Le prospettive sono innumerevoli ma soprattutto caratterizzate da una costante: bassissimo impatto ambientale. L’autore prevede che, con i giusti investimenti, un impianto industriale possa vedere la luce in 10-15 anni.
Una nuova via è tracciata?
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