Articolo aggiornato giorno 6 Marzo 2016
Recensire un testo di cui si è autore non è semplice perché si rischia la celebrazione o, ancor peggio, l’autocelebrazione.
A pensarci bene, però, in Ori l’Abbaiastorie il celebrato è proprio un cane e gli animali che insieme a lui sono stati i protagonisti di storie vissute e che hanno arricchito la vita di chi li ha accolti. Nelle storie di vita che Ori, uno splendido esemplare di setter laverack, racconta, o meglio, abbaia, vengono trattati i temi che, apparentemente, riguardano solo l’umanità.
Si parla di: amicizia, di accoglienza e di amore per chi non è proprio della stessa specie, di gatti socialmente impegnati, di un cane con la faccia da camorrista, per fortuna solo quella, ed anche di un episodio di …pronto soccorso per un volatile e la sua sentita riconoscenza.
E’ un testo che, come una sorta di metafora, dimostra come è possibile e bello convivere tra animai diversi tra loro ma essenzialmente “perbene”. Non mancano pillole di cultura e aneddoti divertenti. Ci sono anche considerazioni sugli umani e quando si dice dei cani che manca loro la parola, non è detto che non sia una cosa a nostro favore.
Il sottotitolo del libro è: “Ci vuole fortuna anche a nascere cani”; forse al nostro amico non è andata poi così male. Insomma, storie pensate per i bambini ma che non fanno male ai grandi, anzi, con l’obiettivo che siano proprio i grandi a leggerle ai piccoli, come fiabe della buona notte. Un testo che fa sorridere e commuovere al tempo stesso, dovuto all’animale che, per definizione, è l’amico più nobile dell’uomo.
E, mi sia permesso, quale autrice e padrona di Ori, un tributo ad un amico che per dieci anni è stato con me, dimostrandomi cosa sia l’amore allo stato puro.
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