Aspro e dolce

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Articolo aggiornato giorno 7 Marzo 2016

Aspro e dolce è un libro in cui lo scrittore di Erto Mauro Corona racconta se stesso, la sua vita scandita dallo scalpello del nonno che gli insegnerà a riconoscere il legno, dalle prime bevute, da una vita che fino alle soglie dell’adolescenza ha passato in un paese che seguiva ritmi antichi, legati al mutare delle stagioni, alla fienagione, al lavoro nei campi, fino al 9 ottobre del 1963, con il disastro della diga del Vajont che colpì in parte anche il paesino di Erto, oltre a Longarone e frazioni che sparirono dalla faccia della terra.

È un libro in cui Corona racconta se stesso e il paese al contempo, attraverso chi ha vissuto per vie e strade da tanti anni deserte (ritornano anche nel libro “I fantasmi di pietra”) Dopo il ’63 infatti gli abitanti furono fatti sfollare e una volta tornati decisero solo in pochi di restare ad Erto, decidendo di stabilirsi altrove come nel nuovo paese chiamato Vajont. Peraltro il paese fu poi ricostruito più a monte e quello vecchio sta ora crollando casa dopo casa. Corona racconta del legame col nonno, il primo che gli farà assaggiare un po’ di vino-il Raboso- e dal quale imparerà l’arte di scolpire, il difficile rapporto con il padre, il legame con il fratello Felice, poi scomparso prematuramente in Germania, i primi lavori, i primi amori.

Dalle esperienze belle e brutte, esaltazioni e insicurezze in cui passa nasce lo scultore e l’alpinista, più tradi anche scrittore. Insieme a lui le pagine raccontano i cambiamenti avvenuti nel paese, tutto ciò che è irrimediabilmente scomparso ma anche quello che invece è rimasto. Un romanzo per l’appunto aspro e dolce, lieto e triste, che guarda al passato con malinconia. Un passato forse meno ricco dell’oggi dal punto di vista materiale, ma più autentico, più vero e per questo un ricordo tanto caro.
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Lara Zavatteri

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