Confessioni di un Sicario dell’Economia (ed. Minimum Fax, 2005) è un libro difficilmente inquadrabile. Tecnicamente si tratta dell’autobiografia di John Perkins (classe 1945), economista che per dieci anni ha lavorato al soldo di una grossa società di costruzioni di Boston, impegnata “worldwide” in opere di (ri)costruzione.
Confessioni di un Sicario dell’Economia: la trama
Tecnicamente John Perkins era però anche molto altro: era uno di quelli che lui stesso definisce sicari dell’economia, ovvero persone (stra)pagate che operano in contesti terzomondisti al fine di destabilizzare scenari già di per sé critici. Lo scopo? Si può riassumere in una parola: business. Tutto questo fino al punto di rottura, che per Perkins si è tradotto con l’uscita dal sistema e con la fondazione di una società che si occupa di fonti rinnovabili nel Terzo Mondo.
Indonesia, Iraq, Arabia Saudita, Panama, sono solo alcuni scenari dove le grosse multinazionali (con un governo statunitense silenziosamente e ufficiosamente connivente), hanno fatto affari d’oro. Il metodo era più o meno sempre lo stesso: si interviene in uno scenario politicamente ed economicamente critico, si fanno investimento a sostegno di una o dell’altra fazione, si accelera un processo di guerra civile, si interviene successivamente per la ricostruzione. I maggiori appalti del post-conflitto in Iraq, per esempio, sono andati tutti a grosse società statunitensi e questa è la medesima politica adottata per decenni in Sud-America.
Confessioni di un Sicario dell’Economia svela retroscena agghiaccianti con la freschezza e la naturalezza di una spy story e se John Perkins non fosse stato davvero uno di loro, verrebbe il dubbio che si tratti delle solite pagine complottiste e farcite di luoghi comuni. Andando però a unire i pezzi del mosaico e rileggendo i fatti storici con la chiave di lettura di Perkins, viene il dubbio che sia tutto effettivamente vero.
Con questo non voglio dire che quanto riportato nel romanzo sia da prendere tutto come oro colato, ma certamente viene proposta una chiave di lettura decisamente diversa da quanto normalmente alcune ONG o taluni soggetti “di parte” vogliono far passare. Credo quindi che Confessioni di un Sicario dell’Economia sia un volume da leggere e rileggere, perché fornisce informazioni (l’aspetto documentale è davvero significativo) e tesi che aiutano a comprendere alcuni scenari degli ultimi quarant’anni di storia.
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