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Articolo aggiornato giorno 21 Marzo 2024
Il mio nome era Anastasia. Il romanzo dei Romanov di Ariel Lawhon è un libro edito dall’editore Piemme nella collana Storica nel 2019. Si compone di 448 pagine ed è disponibile in formato cartaceo o ebook.
Il mio nome era Anastasia. Il romanzo dei Romanov di Ariel Lawhon riprende la leggenda per cui la figlia più giovane dello zar di Russia, Nicola II, trucidato con tutta la famiglia nel 1918, Anastasia appunto, sia riuscita a fuggire dall’eccidio della sua famiglia.
Si tratta di un romanzo che si apre con la storia di Anna Anderson, personaggio controverso che per tutta la vita sostenne di essere Anastasia, una donna che divise l’opinione pubblica tra chi vedeva in lei l’ultima dei Romanov e chi invece un’imbrogliona.
Il mio nome era Anastasia: la recensione
Il mio nome era Anastasia di Ariel Lawhon racconta la vita di Anna Anderson, i suoi tentativi di farsi riconoscere come appartenente alla famiglia Romanov e figlia dello zar Nicola e della zarina Alessandra. Anna fu una donna che fece parlare di sé in tutta Europa, soprattutto perché conosceva particolari della vita di corte, dei suoi familiari e molto altro che solamente la figlia dello zar poteva sapere e perché alcuni testimoni affermarono di riconoscere in lei Anastasia.
La storia accertata è che lo zar e la zarina, con figlie e il figlio Alessio, erede al trono, dopo la Rivoluzione d’Ottobre furono portati via da Palazzo, nella zona di Ekaterinburg dove nel luglio del 1918 vennero trucidati. Le donne non morirono subito, perché avevano cucito nei corpetti delle pietre preziose ce fecero rimbalzare i proiettili, ma comunque pare che nessuno fosse riuscito a sopravvivere.
Per non agitare la famiglia imperiale fu detto loro che sarebbero stati convocati in un salone per una fotografia, dove invece li attendevano i loro carnefici.
Il mio nome era Anastasia ipotizza, lasciando aperte le porte al dubbio, che Anna Anderson, trovata nel 1920 mezza assiderata in un canale in Germania, ripescata e portata in ospedale, potesse-il condizionale è d’obbligo-essere chi disse di essere fin da principio, ovvero Anastasia.
Ma chi era, veramente, Anna Anderson? Anzitutto, se si voleva speculare su persone sopravvissute all’eccidio si poteva pensare allo zarevic Alessio, legittimo erede al trono, che avrebbe potuto rivendicare la corona. Quest’ultimo, però, era affetto da emofilia, costantemente debole e con la concreta possibilità di morire anche per una piccola emorragia.
Più logico pensare allora a chi gli era più vicino in linea ereditaria, anche se Nicola II non inserì le sue figlie nella successione, ma c’era comunque un precedente illustre, ovvero Caterina la Grande. Insomma se Alessio non fosse sopravvissuto, Anastasia, penultima delle figlie dello zar, avrebbe potuto “sostituire” il fratello.
Il libro parla di Anastasia e di Anna, con ipotesi, verità, bugie e supposizioni che da sempre hanno accompagnato sia Anastasia Romanov sia Anna Anderson, che siano state o meno la stessa persona.
Per chi ama i romanzi storici e conosce la storia di Anastasia e della sua possibile sopravvivenza, “Il mio nome era Anastasia” è un libro da leggere assolutamente.
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