Kay Scarpetta di Patricia Cornwell

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Articolo aggiornato giorno 8 Luglio 2018

Kay Scarpetta (edito in Italia nel 2009 da Mondadori), è il sedicesimo volume della lunghissima (e fortunatissima) saga ideata da Patricia Cornwell, che annovera finora ben 24 titoli, e che ruota attorno alle vicende dell’omonima anatomo-patologa di origini italiane (Verona, per la precisione).

Kay Scarpetta: la trama

Terry Bridges è morta, e a trovarla è il suo ragazzo (Oscar Bane) la sera di Capodanno, riversa mezza nuda sul pavimento del suo appartamento. Bane si era recato da lei per festeggiare, scontato, ma una volta entrato nell’appartamento (di cui non possiede le chiavi) viene aggredito, colpito, ferito. Quindi, ripresosi dalla collutazione e ancora traumatizzato dall’accaduto, trova la sua ragazza sul pavimento del bagno, morta, con evidenti segni di violenza.

kay scarpetta retro


In preda al panico e al dolore Bane chiama la polizia, viene condotto al Dipartimento di Polizia di New York, ma non rilascia dichiarazioni né risponde alle domande: l’unica con cui parlerà è infatti la famosa Kay Scarpetta. La patata bollente è in mano al procuratore Jaime Berger, coadiuvata dal marito di Kay, lo psicologo forense Benson, e dalla nipote della famosa anatomo-patologa, l’altrettanto famosa esperta informatica Lucy. Soprattutto il primo (ma anche la seconda), vorrebbe tenere la moglie lontano dai riflettori. Il caso però è troppo intricato (e politicamente scottante), e così alla fine Kay viene convocata e incontra Oscar.

Il romanzo si snoda fra intricate analisi psicologiche (la vittima, così come il suo ragazzo, sono infatti nani, e questo porta con sé alcune implicazioni politico-sociali di rilievo) e verifiche sul campo, che portano i protagonisti a fare i conti anche col proprio passato. A vent’anni da Postmortem, il romanzo che ha portato Kay Scarpetta al grande pubblico, la Cornwell continua la sua epopea, con il suo solito stile asciutto e accademico, che tuttavia non apprezzo particolarmente, sento il dovere di dirlo.

Trovo il crime scandinavo (Nesbø in testa), molto più scorrevole e coinvolgente. Forse il termine corretto è proprio questo, “accademico”, decisamente consigliato tuttavia per gli appassionati del genere e per chi ama dettagliate spiegazione tecniche.

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Andrea Camporese
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