Articolo aggiornato giorno 16 Maggio 2024
La bambina che non sapeva odiare di Lidia Maksymowicz e Paolo Rodari è un libro uscito questo gennaio per l’editore Solferino. Ha 208 pagine illustrate, disponibile cartaceo o ebook.
La bambina che non sapeva odiare: la recensione
Per i bambini sopravvivere al campo di sterminio di Auschwitz era un vero miracolo. Non solo perché moltissimi venivano subito “scartati” e mandati alle camere a gas, ma perché trovarsi soli a subire il freddo, la fame e orrori di ogni genere era fatale per molti piccoli. Invece, tra chi sopravvisse ci fu una bambina polacca, Lidia Maksymowicz che proprio ad Auschwitz capitò con il famigerato dottor Mengele, noto purtroppo per gli esperimenti atroci che conduceva sui bambini, con una predilezione per i gemelli. Un sadico che non pagò mai per le sue colpe, infatti si tratta di uno dei criminali nazisti che pur ricercati visse una vita tranquilla nonostante le barbarie di cui si era macchiato.
La bambina che non sapeva odiare di Lidia Maksymowicz e Paolo Rodari racconta la storia di più miracoli. Separata ad Auschwitz da sua madre, che faceva parte della resistenza bielorussa ed era cattolica, Lidia a soli tre anni si trova a vivere la terribile esperienza del campo. Non solo, si trova appunto al cospetto del dottor Mengele e dei suoi esperimenti, a causa dei quali molti bambini non sopravvissero.
Lidia sopravvisse a Mengele e ad Auschwitz per oltre un anno e già questo è un miracolo. Il secondo è che, alla fine della guerra e pur adottata da un’altra donna, in seguito è riuscita a ritrovare la sua vera madre, che era stata mandata ai lavori forzati dopo essere stata separata dalla figlia. Straordinario, perché pochissimi riuscivano a ricongiungersi, a ritrovarsi. I bambini sopravvissuti la maggior parte delle volte erano totalmente soli e tali rimanevano, perché l’intera famiglia era stata portata alle camere a gas di Auschwitz-Birkenau o di qualche altro campo.
Un altro miracolo è che Lidia, nonostante tutto ciò che ha passato, non odia, perché odiare la farebbe stare ancora peggio rispetto a ciò che è stato. Ma non odiare non significa dimenticare, infatti questa autobiografia vuole lanciare il messaggio che è l’identico di tutti coloro che sono sopravvissuti ai campi: raccontare, affinché niente del genere possa mai più ripetersi. Raccontare perché non si perda la memoria, perché chi nega ciò che è stato fatto ad Auschwitz e nei campi non l’abbia vinta, perché tutto è veramente accaduto e si deve continuare a parlarne, anche leggendo questo libro.
La bambina che non sapeva odiare di Lidia Maksymowicz e Paolo Rodari è una straordinaria storia che vede per protagonista una bambina e la sua tenace resistenza che l’ha fatta sopravvivere, ritrovare sua madre, continuare a vivere e a narrare ciò che ha vissuto. La prefazione è curata da Papa Francesco, con un messaggio di Liliana Segre e di Sami Modiano, due superstiti dell’Olocausto.
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