Primo Levi (1919-1987) non ha certo bisogno di presentazioni, anche se bisogna ammettere che La Chave a Stella è quel libro che non ti aspetteresti, e forse la sua genialità sta proprio in questo. La Chiave a Stella non è un romanzo, bensì una raccolta di racconti (o memorie?), che ruotano attorno alla figura di Libertino Faussone, detto Tino, che racconta a Levi (o meglio, al suo alter ego narrativo) le sue avventure di cantiere.
La Chiave a Stella di Primo Levi: la trama
Faussone è un montatore meccanico, un operaio specializzato, che gira per i cantieri di mezzo Mondo per assemblare gru, ponti sospesi, carpenterie metalliche, impianti petrolchimici. La Chiave a Stella è l’utensile indispensabile a Faussone non solo per il montaggio, ma anche per capire se un bullone sia tirato a sufficienza o se un filetto rischi di grippare o cedere. Faussone era operaio in catena di montaggio alla Lancia, ma ben presto se ne è tirato fuori, stanco del trantran quotidiano, rimettendosi in gioco e costruendosi una professionalità là dove molti altri avrebbero (e forse hanno) rinunciato, specie perché il suo lavoro lo porta a spostarsi di continuo, in giro per il Mondo dove chiama il lavoro.
La Chiave a Stella rientra in quel filone di narrativa industriale, che ci propone un mondo diverso da quello raccontato dai soliti romanzi, dove le storie sono storie di vita vera, cruda, con sveglie nel cuore della notte per una chiamata improvvisa, con attività ai limiti della sicurezza, con esperienze “sul campo” impossibili da vivere stando seduti a una scrivania d’ufficio.
La Chiave a Stella ci parla anche di quelle persone, di quegli operai, ormai assuefatti a quel tipo di vita, impossibilitati a tornare indietro non solo perché seduti davanti a un computer non durerebbero cinque minuti (forse non saprebbero nemmeno cosa farsene, di un computer), ma anche per l’abitudine a “essere in giro”. Va detto anche che le storie narrate da Levi sono assolutamente contemporanee, e aprono uno spaccato su un mondo che si fatica non solo a capire ma anche solamente a notare nel nostro vivere quotidiano sempre più veloce e asettico.
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