Articolo aggiornato giorno 20 Gennaio 2018
120 lettere scritte dalla giornalista e scrittrice fiorentina Oriana Fallaci, riunite nel libro La paura è un peccato. Lettere da una vita straordinaria con prefazione del nipote Edoardo Perazzi, è un libro che racconta Oriana Fallaci attraverso scritti inediti. La paura è un peccato era una frase che la Fallaci aveva scritto su una cartellina e che dà il titolo al volume.
La paura è un pecca: la trama
Scrivere lettere, come si legge nel libro, era una cosa che Oriana odiava, perché toglieva tempo alla scrittura dei suoi libri. Eppure, nella sua vita ne scrisse molte ed alcune si trovano per l’appunto in questo libro.
In alcune, la Fallaci scrive alla madre, per rassicurarla sulla sua salute quando si trovava in viaggi pericolosi come reporter di guerra, in altre spiega il significato di alcuni suoi libri, come uno dei più conosciuti ovvero “Lettera a un bambino mai nato”, in altre richiede interviste, quando ancora era impegnata nel suo ruolo di intervistatrice ai grandi della Terra.
Tra le lettere se ne trovano anche ad Alekos Panagulis, eroe della Resistenza greca che fu il grande amore della Fallaci prima che nel 1976, morisse ad Atene, non si sa se per un incidente o assassinato. Tra l’altro, curiosamente, si scopre che “Un uomo” scritto da Oriana sulla vita di Panagulis, inizialmente doveva essere un libro scritto proprio da Alekos, per raccontare la sua vicenda. La Fallaci infatti lo sprona a scrivere, anche se per lui, abituato a scrivere poesie, misurarsi con la prosa non è cosa facile e gli fornisce consigli sulla scaletta da seguire. Panagulis non riuscirà a finire il libro e sarà la Fallaci a scrivere la sua storia, appunto ne “Un uomo”.
Tra gli altri destinatari delle lettere anche l’amico Pier Paolo Pasolini, Ingrid Bergman e le figlie Isabella e Isotta Rossellini, Kissinger, Nenni, per citarne qualcuno, il nipote Edoardo (consigliandogli dei nomi sul futuro pronipote), un amico astronauta che conobbe durante i reportage sugli uomini che in America si preparavano per andare sulla Luna.
Sono lettere molto diverse, cortesi quando si tratta di rispondere o di richiedere un’intervista, furiose quando la Fallaci si deve difendere da questa o quell’accusa o deve difendere il suo lavoro, amichevoli e piene di affetto quando scrive agli amici in tutto il Mondo. Ne traspare poi anche l’ammirazione per Ratzinger e la difficile battaglia con “l’Alieno” ovvero il cancro che la porterà alla morte nel 2006. Sono lettere che ricordano la Resistenza, di cui fece parte, la storia del padre, il difficile percorso per finire “in tempo” (il cancro era ormai all’ultimo stadio) quello che la Fallaci sapeva essere il suo ultimo libro ovvero “Un cappello pieno di ciliegie” che uscirà postumo, interrotto per scrivere i libri sui fatti dell’11 settembre 2001.
Si comprende da queste lettere anche il lavoro di perfezione svolto dalla scrittrice sui suoi scritti, il sacrificio che s’imponeva per portarli a termine (dedicandosi alla scrittura e unicamente a questa per mesi o anni) e la volontà di non cedere mai né di fronte al potere, ne per le minacce, ne alla malattia. Un libro che racconta Oriana grazie alle sue stesse parole, restituendoci un quadro di una donna che ebbe e si creò una vita straordinaria.
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