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Articolo aggiornato giorno 29 Ottobre 2022
L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia dipinge il poeta di Recanati Giacomo Leopardi in modo ben lontano dal Leopardi che siamo abituati a conoscere .
Ma chi è allora Leopardi? Il ragazzo goffo, gobbo, deriso dalla sua gente, dai suoi contemporanei, il poeta non compreso, solo, avvolto da un eterna ombra negativa con cui guarda alla vita? Pare di no, nel leggere il libro di D’Avenia. Si parla di come raggiungere la felicità, in questo testo e la via per arrivarci per l’autore è stato l’incontro, metaforico, per l’appunto con Giacomo Leopardi.
L’arte di essere fragili: la trama
Nelle pagine Leopardi ha una sorta di conversazione, dispensa consigli grazie anche alle sue opere, diventa quello che probabilmente è sempre stato: un ragazzo, poi un uomo, particolarmente sensibile e forse per questo non capito, alla ricerca del bello della vita, delle bellezza delle piccole cose, della natura, di libertà, di quell’infinito che decanta in una sua celebre poesia. Insomma, tutto il contrario del Leopardi che insegnano a scuola, tanto che qui viene quasi portato al livello del lettore, non il poeta Leopardi ma solo Giacomo, poeta sì ma ragazzo alla ricerca di sé.
Gli adolescenti, ma non solo, sono protagonisti di questo libro, che cerca di rispondere al modo in cui si può raggiungere, ciascuno a modo suo, una felicità nella vita. Niente formule magiche solo, paradossalmente, l’ottimismo e la bellezza trasmessa in primis da Leopardi, poi dal capire cosa si vuole veramente dall’esistenza.
Interrogarsi, porsi le domande contenute nel libro, capire. Quali passioni ci provocano gioia, felicità, quali sogni abbiamo o abbiamo perduto e non sarà il caso di provare a recuperarli?
Leopardi trovò proprio nella poesia il suo scopo nella vita, fu la poesia a lasciare una traccia di bellezza dopo di lui, fu la poesia a distinguerlo, anche se allora non venne compreso, fu la poesia forse a salvarlo dall’isolamento, da una vita ordinaria, fu la poesia a renderlo felice.
Partendo quindi dall’esperienza di vita di Leopardi, in L’arte di essere fragili D’Avenia lancia quasi una sfida ai lettori. Per trovare la felicità non basta attenderla, come se fosse qualcosa di dovuto, bisogna comprendere noi stessi, avere il coraggio di proseguire la strada dei nostri desideri, delle nostre passioni, per dare un senso alla nostra vita, per riuscire a coltivare la felicità, quella felicità che spesso sta nel viaggio più che nella meta, l’importante è tracciare bene la rotta.
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1 commento su “L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia”