Articolo aggiornato giorno 4 Marzo 2016
Il libro in questione della grande scrittrice Virginia Woolf da molti viene considerato come il picco della sua carriera di scrittrice sia per come si presenta sia per le parole in esso contenute che solo apparentemente sembrano non avere un nesso logico ma che in realtà esplorano il malessere e il benesseri umano rapportandolo a ciò che i personaggi vivono e osservano con occhi di poeti, artisti o semplicemente predisposti verso determinati sentimenti e pulsioni.
Un elemento ricorrente nel testo è la capacità di perdersi pur preservando un attaccamento alla realtà e una tipologia di elaborazione che cattura letteralmente il lettore di questo romanzo annoverabile certamente tra i classici.
Le Onde fu l’ultimo testo scritto da Virginia Woolf prima che quest’ultima si suicidasse proprio nell’acqua legandosi una pietra addosso e annegando.
All’apparenza la Woolf aveva una vita perfetta, era benestante e scriveva, il suo più grande desiderio lo aveva realizzato e anche la sua classe sociale e le sue amicizie erano quelle “giuste” appunto tra virgolette, ma un male la corrodeva dentro e i tentativi di suicidio ci furono nella sua vita.
Questo testo è incentrato su soliloqui senza risposte e i personaggi che li fanno sono sei. Un gruppo di persone che probabilmente incarnano singoli aspetti dell’autrice che si divide e consente a ciascuno di prendere qualcosa di lei. I dialoghi con se stessi senza risposte esterne sono probabilmente i dialoghi che la stessa Woolf fa con se stessa e nei quali alimenta ancor più il disturbo di cui ha sofferto per una vita intera.
Nel testo ci si perde, le pause, i lunghi tempi non sono mai pedanti e spuri ma sempre ricchi di fascinazione e capaci di stimolare diverse emozioni nel lettore. Certamente averlo considerato il testo più bello della scrittrice è qualcosa di condivisibile che comunque in quest’unico pensiero non esprime la bellezza e la delicatezza di quelle pagine che segnano il testamento di una grande artista.
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