Articolo aggiornato giorno 23 Giugno 2018
Quest’anno è arrivato in Italia l’ultimo romanzo dello scrittore britannico Ian McEwan Nel guscio, pubblicato come tutti gli altri dalla Einaudi.
Nel guscio: la trama
Dedicato alle nuore, dalla cui gravidanza di una di esse ha preso spunto per questo singolare romanzo, il guscio di cui si parla è infatti il ventre materno, e tutto il libro è un unico lungo monologo di un feto che filosofeggia sulla vita che non conosce ancora ma di cui sa già tanto ascoltando ciò che lo circonda e soprattutto i notiziari, tanto amati dalla mamma.
” A metà di una lunga nottata tranquilla, a volte assesto a mia madre un calcione violento. Lei si sveglia, non riesce più a prendere sonno, e allora accende la radio. Uno scherzo crudele, lo so, ma la mattina siamo tutti e due più informati.”
Lo stesso autore ammette che vi sono alcuni riferimenti all’Amleto di Shakespeare, come il nome della madre Trudy, simile alla Gertrude dell’opera shakespeariana, o dello zio/amante Claude, come il Claudius rivale di Amleto che qui si contende l’amore con il prossimo nascituro.
I due sono amanti e tramano, ascoltati nel loro confabulare dal bambino, l’assassinio del padre John per impadronirsi della casa di famiglia. John che, innamorato e poeta, dedica all’amata poesie che ella ascolta indifferente. “Ogni volta che io e lei lo ascoltiamo, percepisco nel rallentamento del suo battito cardiaco un’incrostazione di noia a livello retinico che la rende cieca alla commozione della scena”
Al bimbo piace riflettere, e farsi delle domande su temi profondi: “E’ ipotizzabile […] che Israele conceda qualche centimetro di deserto agli sfrattati?[…] Gli Stati Uniti andranno incontro ad un lento declino?”
Le domande gli sovvengono più facilmente annaffiate da un bel vino che alla madre (e a lui) piace tanto: “So che l’alcool mi abbasserà il quoziente di intelligenza. Lo fa a tutti. […] In capo al secondo bicchiere le riflessioni mi sbocciano in testa con quella licenza che chiamiamo poetica. I pensieri mi si srotolano in pentametri originali[…]”
L’idea del punto di vista del nascituro poteva essere simpatica, ma a parte il surrealismo di un feto filosofo, tutta la scrittura è troppo pretenziosa e ampollosa. A me è risultato davvero molto noioso.
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