Naomi Klein pubblica NO LOGO nel 2000 negli Stati Uniti e nel 2001 Baldini & Castoldi lo portano in Italia. Si tratta di un caso letterario, un libro divenuto la bibbia del Movimento No Global nato sul finire degli anni ’90 del secolo scorso, e divampato in tutto il mondo in contrapposizione con la globalizzazione selvaggia delle multinazionali e contro lo sfruttamento dell’essere umano e dell’ambiente.
No Logo: la trama
In NO LOGO Naomi Klein, giornalista professionista canadese classe 1970, in cinque anni ha viaggiato attraverso il Nord America, l’Asia e l’Europa alla ricerca delle radici del movimento No Global, dei suoi rappresentanti, delle sue istanze e soggetti ispiratori.
NO LOGO non è però solo un racconto del suo viaggio, è anche un graffiante ritratto di questa nostra società convertitasi al consumo e basata su di esso (oltre che sul petrolio), dove l’immagine (ovvero il Logo) ha soppiantato il contenuto del prodotto. Si vive per un’idea di prodotto, non per il prodotto in sé, e si acquista di conseguenza sentendosi parte di una comunità nel momento in cui si indossano un paio di Nike o si utilizza un qualsiasi dispositivo Apple.
Certo la Klein più di quindici anni fa non poteva immaginare quanto i social network avrebbero amplificato questa tendenza, con un continuo e maniacale desiderio di condivisione virtuale. La partecipazione non è mai stata così bassa eppure la percezione di questo aspetto ci fa sentire costantemente dentro un infinito party mondiale, al quale tutti possono partecipare, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Ma queste sono solo le premesse, perché l’indagine della Klein non sul Logo in sé, ma sul motivo per cui il Logo è diventato, agli occhi di milioni di persone, un simbolo di sfruttamento e distruzione, non solo dell’ambiente ma anche e soprattutto della condizione umana. NO LOGO racconta la ribellione di intere generazioni contro il sistema delle multinazionali (e non solo) e un cambio di mentalità epocale che, di fatto, è poi sfociato in quello che oggi viene definito “consumo responsabile”.
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