Articolo aggiornato giorno 7 Gennaio 2016
Moriro in piedi un libro per conoscere Oriana Fallaci, anche certi aspetti della scrittrice e giornalista che raramente lasciava intravedere. Una sorta di testamento, non scritto da lei ma da un amico, lo scrittore Riccardo Nencini, che qui la racconta, anche se in realtà è ancora Oriana a raccontare, a parlare di sé stessa.
Da amico, l’autore va a trovarla un’ultima volta, prima che il cancro con cui la scrittrice toscana ha combattuto coraggiosamente per decenni-ripresentatosi poi nel periodo in cui scrisse La rabbia e l’orgoglio- la distrugga, quel cancro che per tutta la sua vita la Fallaci ha chiamato “L’Alieno”, perché consapevole che dire cancro alla gente fa paura, la allontana, così lei lo chiamava l’Alieno. Prima che l’Alieno la portasse via, Oriana ha fatto in tempo a parlare con l’amico della sua vita, sia quella privata sia quella pubblica di giornalista e scrittrice.
Dalla sua infanzia vissuta come piccola staffetta partigiana a Firenze fino alla decisione di dedicarsi alla scrittura, Oriana fu una donna fuori dal comune in un’epoca in cui il femminismo era ancora di là da venire. Fu una donna capace di sostenere le sue scelte, come quella di scrivere. In pratica non esistevano giornaliste, all’epoca della Fallaci, ma solo colleghi uomini. Quando poi decise di fare l’inviata di guerra, fu la prima anche in quello. Ma è forse nella scrittura dei libri che si ritrova la parte più vera dell’autrice, in quei libri in cui mette sempre un po’ di se stessa, ritrovandosi, come scrisse lei in un libro “più a suo agio nella solitudine della letteratura” piuttosto che nel giornalismo.
Con Nencini Oriana, pur sfinita dalla malattia, resta sempre la stessa, schietta, onesta, brusca a volte, su tutti i temi di cui ha parlato nel corso della sua vita e su momenti che l’hanno vista protagonista nei tanti teatri di guerra.
Un libro appunto per conoscere più da vicino Oriana Fallaci, a volte anche del tutto inedita, differente da come siamo abituati a ricordarla ma combattiva fino all’ultimo. Moriro in piedi è un riferimento ad una frase scritta in un altro libro della scrittrice, in cui per l’appunto lei stessa descrive, secondo lei, come morirà, in piedi come la scrittrice di Cime Tempestose, Emily Brontë.
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