Articolo aggiornato giorno 10 Ottobre 2016
Il volume Robert Capa – Fotografie (ed. italiana F.lli Alinari, 2000), è una monografia sul grande maestro della fotografia, in un’edizione sontuosa e ricca di partecipazioni importanti. Basti dire che la prefazione è stata scritta nientemeno che da Henri Cartier-Bresson e l’introduzione da Richard Whelan.
“Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva…” così inizia Cartier-Bresson nella sua memoria dopo la morte di Capa, avvenuta nel maggio del 1954 a soli 40 anni.
Robert Capa, ungherese di nascita, girò tutto il mondo armato della sua macchina fotografica (una piccola Leica da 35mm, rivoluzionario anche in questo), fissando e immortalando alcuni dei momenti più significativi della storia del ‘900.
Divenne famoso quando nel 1938 la prestigiosa rivista inglese “Picture Post” pubblicò otto pagine di sue foto della Guerra di Spagna. A soli venticinque anni venne definito il più grande fotografo di guerra al mondo.
Certamente Capa non si dedicò esclusivamente al reportage di guerra, e il volume qui presentato ne è un esempio, ma la rappresentazione dei conflitti fu probabilmente l’ambito che ne vide la più alta espressione.
Per primo, infatti, si muove con una piccola Leica 35mm, quando gli altri fotografi di guerra giravano ancora con pesanti e ingombranti macchine a soffietto.
Dopo il conflitto civile spagnolo fù per sei mesi in Cina (1938) dove documentò la resistenza contro l’invasione giapponese.
Dal 1941 al 1945 si dedicò allo scenario europeo della Seconda Guerra mondiale, nel 1948 al conflitto d’indipendenza di Israele, e nel 1954 alla guerra della Francia in Indocina. Fu proprio qui che il 25 maggio 1954, mentre documentava le manovre francesi sul delta del Fiume Rosso, restò ucciso dall’esplosione di una mina anti uomo.
Come detto Capa non fissò nell’immaginario collettivo solamente conflitti (storica è l’immagine del soldato che cade sotto un colpo di fucile durante la guerra civile spagnola), ma anche volti, persone, sensazioni che arrivano fino a noi grazie alle sue fotografie.
Immortalò Capote, Bogart, Picasso, Hitchcock, e l’elenco potrebbe continuare, in una sempre viva ricerca di realtà oltre la fotografia.
Siate attratti dalla gente e fate in modo che lo si sappia, amava dire.
Ce lo ricorda suo fratello, Cornell, nella rievocazione che apre il volume dei F.lli Alinari.
- Il Battesimo del Fuoco di A. Sapkowski - 15 Aprile 2020
- Il Tempo della Guerra di A. Sapkowski - 13 Aprile 2020
- La Torre della Rondine di A. Sapkowski - 11 Aprile 2020