I Veri Credenti (titolo originale True Believers, 1991, edito in Italia da Einaudi Stile Libero nel 1996), è un pugno allo stomaco. In nessun altro modo può essere definita questa raccolta di racconti del talentuoso Joseph O’Connor, promessa anni ’90 della letteratura irlandese, al punto che qualcuno ha paragonato il suo I Veri Credenti nientemeno che a Gente di Dublino di Joyce.
I Veri Credenti: la trama
I Veri Credenti di O’Connor sono gli ultimi, i diseredati, quelli che mordono la vita cercando di strappare ogni giorno un momento di serenità dalla disoccupazione, dal disagio sociale o anche solo dalla mancanza di spiccioli per potersi pagare una birra. Sono punk, rocckettari, beghine, giovani e meno giovani che si dimenano in una società ancora molto infastidita dalle bombe dell’IRA e che, a tratti, sogna un po’ di serenità, magari un viaggio a Londra, nell’agognato quartiere di Soho, per lasciarsi tutto alle spalle.
I Veri Credenti ci racconta con uno stile graffiante di una generazione in cerca del suo perché con 13 fantastici racconti da L’Ultimo dei Mohicani a Ailsa, da Il Mago di Oz a La Festa Beduina fino a Libertà di Stampa, con cui O’Connor tratteggia a tinte forti questi giovani che si distinguono dai loro coetanei di altre epoche: loro credono, fermamente, e anche se sono incapaci di dare una reale svolta alla loro vita, anche se appaiono goffi e teneri, mantengono una devozione che va oltre le mode del momento e si fonde con il punk, con il rock, con le bestemmie alle partite di calcio, con la rabbia per la disoccupazione o per una repressione ideologica tanto sentita.
Questo è un tema portante de I Veri Credenti, dato che la repressione ideologica, religiosa, moralista, in Irlanda si fa sentire eccome e le nuove generazioni degli anni ’90 ne soffrono drammaticamente. Ma loro credono e provano a sopravvivere ogni giorno.
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